La chiesa e la parrocchia

San Gioacchino è detta "chiesa pontificia" perché è proprietà del Papa. Gli appartiene sia perché fu offerta - dono dei cattolici di tutto il mondo - a Leone XIII e, di conseguenza, ai suoi successori; sia perché il Papa, quel "regalo" dovette, in gran parte pagarselo. Il "dono" gli fu fatto in occasione del 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale da poco trascorsa, e di quella, imminente, episcopale; ma egli stesso, diversi mesi prima, aveva espresso il desiderio di costruire una chiesa in onore del suo santo protettore. Ricordiamo che il nome di battesimo e di famiglia di Leone XIII era Gioacchino Pecci. Fu lo stesso Pontefice ad approvare il progetto, ad affidarne la costruzione all'ingegnere Raffaele Ingami, a darne la direzione all'abate francese Antonio Brugidou, e a stabilire che la nuova chiesa fosse sede stabile dell'adorazione riparatrice a Gesù sacramentato. L'abate si mise subito all'opera acquistando, il 25 aprile 1891, il terreno al prezzo di 135.013 lire. La costruzione era stata iniziata solennemente con la posa, il 1° ottobre 1891, della prima pietra. Intanto, sempre dall'intraprendente Brugidou, era stato rivolto un appello ai cattolici di tutto il mondo perché contribuissero alla costruzione del tempio da dedicarsi a S. Gioacchino e da offrirsi al Papa, come dono di tutti i suoi figli. Ventisette nazioni risposero generosamente all'appello. 14 di esse con la loro eccezionale partecipazione, adornarono ognuna una cappella che ne porta il nome; esse sono: Brasile, Portogallo, Baviera, Polonia, Canada, Inghilterra, Stati Uniti, Spagna, Francia, Italia, Belgio, Olanda, Irlanda, Argentina. La cripta ispirata alle catacombe romane e alle basiliche sotterranee fu inaugurata il 9 giugno del 1892. Nello stesso anno già si lavorava per la chiesa superiore. Fu proprio l'entusiastica risposta dei paesi cattolici a far perdere definitivamente la testa al Brugidou, il quale si affrettò subito ad aggiungere la grandiosa cupola al progetto originario, che non la prevedeva. La copertura con lastre di alluminio della cupola ottogonale, dei due torrini ottagoni a copertura delle scale a chiocciola sul lato Nord, e delle tre semicupole laterali, veniva ultimata nel 1897. Nel 1986 la cripta subì l'inondazione del Tevere e successivamente subì diverse trasformazioni. Per mancanza di fondi invece non fu mai iniziato il campanile che era stato progettato alla destra del tempio, totalmente staccato da esso. Dopo sette anni di lavoro febbrile, fra gioiosi entusiasmi e preoccupazioni avvilenti, la chiesa era pronta per essere aperta al culto. L'inaugurazione avvenne il 20 agosto 1898. Il 20 luglio dello stesso anno, Leone XIII ne aveva affidato la cura ai Padri Redentoristi con "Motu Proprio" nel quale riassumeva le vicende liete e tristi della costruzione. Il 27 agosto 1898 i Padri Redentoristi prendevano possesso della chiesa. I Padri redentoristi nel 1899 presentarono il progetto relativo alla Casa verso piazza dei Quiriti. S. Pio X eleverà a Parrocchia il 1° giugno del 1905. La chiesa fu consacrata il 6 giugno del 1911 dal Card. Respighi. Nel 1915 il monumento subì danni dovuti al terremoto di Avezzano. Nel 1923 la cripta fu trasformata in Sala su disegno dell'ing. Sneider. Nel 1939 furono sostituite le quattri figure dei Santi nella facciata eseguite a mosaico dalla Società Musiva Vaticana. Il Papa Giovanni XXIII, il 12 marzo 1960, la insignirà del titolo cardinalizio. Durante tutto questo periodo, oltre al lavoro spirituale, i Redentoristi si dovettero anche preoccupare di portare a termine i gravosi lavori di rifinitura della chiesa: perché ad eccezione delle stupende vetrate e di parte del pavimento in marmo, c'era ancora tutto da fare. Vi si prodigarono con coraggio e spirito di sacrificio. Per i lavori di pittura, di scultura e di decorazione chiamarono le più quotate firme dell'ultimo ottocento: Eugenio Cisterna, Sivio Galimberti, Virginio Monti, Giovanni Gagliardi, Michele Tripisciano, Attilio Palombi, Cesare Cappabianca. (dalla pubblicazione "San Gioacchino in Prati" di P. Ezio Marcelli).

LA COMUNITA'

La storia della Comunità Parrocchiale di San Gioacchino ai Prati di Castello inizia il primo Giugno 1905, quando il Papa Pio X la eleva a Parrocchia. Il 29 Ottobre con una solenne cerimonia presieduta dal Card. Vicario Pietro Respighi, iniziava l'attività, guidata dal primo parroco P. Francesco Saverio Bufalini dei Missionari Redentoristi ai quali la chiesa era stata affidata fin dal 1898. La consacrazione della chiesa avvenne il 6 giugno 1911. Il territorio iniziale era piuttosto vasto: trenta isolati raccolti dentro le vie Barletta, Fabio Massimo, Cola di Rienzo e Piazza della Libertà, lungotevere Milvio e viale delle Milizie, nonché vari casolari sparsi fino alle attuali Piazza Mazzini e Piazzale Maresciallo Giardino. Oggi i confini sono limitati dal lungotevere Michelangelo, viale Giulio Cesare, via Fabio Massimo, via Cola di rienzo, Piazza della Libertà.. La Parrocchia ha visto da subito svilupparsi una serie di Associazioni: tra queste merita menzione il Pio Sodalizio dell'Adorazione Riparatrice delle Nazioni, scopo per il quale nacque l'idea stessa della costruzione della chiesa. Oggi è particolarmente organizzata la Caritas, l'Azione Cattolica ed il Volontariato Vicenziano. Tra le figure degne di nota è da citare certamente il P.Antonio Dressino, parroco negli anni della seconda guerra mondiale, che, insieme al vice presidente dell'Azione cattolica Pietro Lestini, ha avuto il riconoscimento dello Stato di Israele di "Giusto tra le Nazioni" con la seguente motivazione:" si prodigò in mille modi per far costruire un nascondiglio nella soffitta della chiesa per mettere al sicuro gli ebrei e tutti gli altri perseguitati". Inoltre molti ricordano con affetto e riconoscenza il P. Silvino Battistoni, parroco, e per circa un trentennio, apostolo del confessionale, che passava tante ore in chiesa, aspettando quanti volevano riconciliarsi con il Signore.